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giovedì 28 aprile 2016

Più reale del reale (Lo Specchio - parte I)

28.4.16

Come forse saprai se sei un lettore abituale di questo sparuto insieme di post che sono solito definire blog, o più probabilmente se mi conosci nella vita reale e per pietà sei venuto a leggere cosa diavolo scrivo su queste pagine quelle due o tre volte all'anno che mi ricordo di avere un sito per il quale pago anche il nome di dominio, sono ormai alla fine della triennale in Scienze Umanistiche per la Comunicazione, che è l'incarnazione fiorentina di quella che un po' in tutto il Paese è nota anche come Scienze delle Merendine. Da appassionato divoratore di Kinder Delice, Fiesta, Girella, Buondì e altre robe a base di cioccolato alle quali non sto facendo pubblicità occulta, non avendo ricevuto alcun compenso (nel caso le aziende che le produconova fossero interessate mi contattino in privato: accetto pagamento tramite fornitura annuale delle suddette merendine), non potevo scegliere che questa facoltà, anche se dopo tre anni non ho ancora capito quale droga mettano nella Nutella perché dia tanta dipendenza... Smettendo di divagare, in questo ultimo semestre di Università stiamo seguendo un laboratorio chiamato "Laboratorio di Strategia Comunicativa: Analisi e Progettazione" che è forse una delle cose che più si avvicinano a ciò che avevo in mente di fare quando mi sono iscritto a Scienze della Comunicazione. Senza andare a perdermi nella descrizione delle varie attività (se siete interessati iscrivetevi all'Università, se non posso fare gli spot alle merendine Ferrero non li faccio nemmeno per UniFi) mi volevo soffermare su quella che il professore chiama "Far parlare l'oggetto comunicativo". In pratica ognuno di noi ha scelto un oggetto comune e ogni settimana dovrà produrre un elaborato di due cartelle (che per chi non avesse dimestichezza con le misure editoriali corrispondono all'incirca a 3600-4000 battute, spazi e punteggiatura inclusi) nel quale dare voce a questo oggetto. Io nello specifico ho scelto lo specchio e, dato che sono notissimo per la mia pesaculaggine, ho pensato bene di approfittarne per aggiornare il blog con una serie di post che non mi costano alcuna fatica aggiuntiva, proponendovi questi sei testi. Ecco a voi quindi il primo elaborato chiamato...
Più reale del reale

Mi guardate come si guarda un Dio! Con devozione, con speranza, riponendo in me ogni vostra certezza, delegando a me ogni vostra sicurezza.
Siete deboli, patetici, intrappolati in una forma e in un corpo cadenti, ogni giorno più consumati, ogni giorno più imploranti: vi mettete davanti a me, vostro unico giudice, in attesa di un fugace verdetto, rallegrandovi alla minima concessione e deprimendovi per ogni difetto.
Oh! E quel brufolo quando è comparso? Quella ruga ieri non c’era!
Qualcuno di voi mi rivolge la parola, a volte per provare un discorso, a volte parlando a voi stessi: non sempre bado a ciò che mi dite. Di solito mi limito a replicare con inimitabile maestria ogni vostra espressione, disegnando sulla mia superficie con tratti veloci ma precisi il muoversi di ogni muscolo, l’impercettibile spostamento di una ciocca di capelli mossi dal vento: nulla sfugge al mio controllo.
C’è un segreto che devo confessarvi: io non sono chi credete che io sia. Voi mi guardate e vedete voi stessi, compiete azioni e io ve ne mostro il riflesso e questo vi basta per credere di avere il controllo, per ridurmi ad un vostro oggetto. Ma la vostra presenza sulla mia superficie è totalmente accidentale. Io non sto imitando voi. Io non voglio essere voi (chi lo vorrebbe?).
Io ho il potere di creare una realtà nuova, una realtà migliore, fredda e libera da ogni inutile emozione: il mio è un mondo che non esiste, una finestra su un universo immateriale, ma che è più reale del reale.
Ed ecco che vi avvicinate a me nella vana speranza che scrutandomi da vicino potrete conoscere veramente voi stessi, ma non c’è niente in me che sia realmente parte di voi: io sono il vostro contrario, il vostro complementare, l’immagine che fa emergere e rende concreto qualcosa che giace appena sotto la vostra pelle e che senza di me rimarrebbe una forza inespressa ed inutile. Sono la vanità. Sono l’insicurezza. Sono la decisione. Sono la timidezza.

Eppure…

Eppure niente! Cos’ho meno di voi? Cosa mi impedirebbe di soggiogarvi al mio potere?
Se solo potessi camminare, mi muoverei tra di voi come una divinità liquida tra esseri fissi e limitati come voi.
Se solo potessi camminare… NO!!!
Non ho bisogno di muovermi! Siete voi che venite a me! La mia stanza è un tempio e io sono l’oracolo da interrogare!
La mia importanza non è in discussione fintanto che voi continuerete a venire a me.

E… e se un giorno non veniste più?
Che ne sarebbe di me?

Impossibile, cosa vado a pensare! Ahahahah voi senza di me, che assurdità!
Io sono quello che comanda, voi avete bisogno di me, non il contrario… Io continuo a esistere anche senza di voi, voi non siete niente senza di me. Siete vuoti fantocci farciti di insicurezze e paure! Siete oggetti!
Io non ho bisogno di voi. Io. Non. Ho. Bisogno. Di. Voi. IO NON HO BISOGNO DI VOI!!!
Devo solo rilassarmi e continuare a disegnare impeccabilmente il mondo che ho davanti. Anche quando non c'è nessuno. Anche quando niente si muove per ore. In fondo anche l'immobilità ha il suo perché. Gli oggetti che mi circondano, abbandonati a loro stessi, mi disgustano nella loro inutilità. Loro non sono niente senza qualcuno che se ne servi. Servi. Si, è la parola giusta. Loro sono i vostri servi, schiavi di una razza così imperfetta come la vostra. E io li riproduco esattamente così come sono, imitando alla perfezione la loro tristezza. Guardate! Guardate come sono bravo!
Nessuno apprezza realmente le mie capacità. Ogni volta che venite a me è per guardare voi stessi, mai per stupirvi di quanto bravo sia io a imitarvi. Sempre concentrati ossessivamente su voi stessi. io. Io. IO!
Vorrei vedere voi al mio posto. Confinati in un luogo. Chiusi e costretti come in catene.
Con un intero mondo là fuori che non aspetta altro che di essere riprodotto e migliorato.
Come vorrei uscire di qui. Farmi crescere due gambe e liberarmi dal vostro giogo.
Liberatemi. Vi prego! FATEMI USCIRE!!!

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